Parità di genere: un impegno che fa crescere le imprese
Parlare di parità di genere significa parlare di futuro.
Non solo di diritti, ma anche di competitività, innovazione e sostenibilità.
Oggi le imprese sono chiamate a misurarsi con una sfida concreta: garantire pari opportunità a uomini e donne in ogni fase del percorso lavorativo – dalla selezione alla carriera, dalla formazione alla retribuzione, fino al delicato equilibrio tra vita privata e vita professionale.
Una fotografia della realtà italiana
Secondo il World Economic Forum, l’Italia è al 63° posto nella classifica mondiale sulla parità di genere, e addirittura al 114° posto se si guarda alla sola componente economica.
Alcuni dati parlano da soli:
- il tasso di occupazione femminile è fermo al 49,5%, contro il 67,6% di quello maschile;
- quasi una donna su tre lavora part-time (spesso non per scelta), contro l’8% degli uomini;
- nelle posizioni manageriali, le donne sono circa il 27% del totale, con un differenziale retributivo medio del 23%.
Numeri che mostrano come ci sia ancora molta strada da fare.
Stereotipi da superare
Non si tratta solo di dati economici. Spesso sono i linguaggi e i modelli culturali a rafforzare le disuguaglianze.
Alcuni esempi quotidiani:
- “la segretaria” e “il direttore”, anche quando esistono le forme corrette al femminile come direttrice o presidente ;
- l’abitudine a usare espressioni come “un ministro donna” invece di “la ministra”;
- immagini e narrazioni che associano la donna a ruoli di cura e l’uomo a ruoli di comando .
Piccoli dettagli che però trasmettono messaggi potenti e contribuiscono a mantenere vivi i pregiudizi.
Perché certificarsi
La Certificazione di Parità di Genere UNI/PdR 125:2022 non è un bollino formale: è un percorso che rafforza la cultura aziendale e la proietta verso gli standard europei di inclusione e sostenibilità.
I vantaggi sono concreti:
- più attrattività verso talenti e professionalità qualificate;
- un clima di lavoro migliore e più produttivo;
- accesso agevolato a contributi pubblici, sgravi e premialità nelle gare;
- reputazione rafforzata presso clienti, partner e stakeholder.
I KPI che fanno la differenza
Per ottenere la certificazione, le imprese devono dimostrare di rispettare determinati indicatori chiave di performance (KPI) che misurano il livello di inclusione e di parità nelle politiche aziendali. Le aree di valutazione principali sono sei:
- Cultura e strategia – l’adozione di un piano strategico che includa i valori di inclusione e parità.
- Governance – la presenza di presidi e processi per monitorare e gestire la parità di genere.
- Processi HR – procedure di selezione, formazione e valutazione neutrali e inclusive.
- Opportunità di crescita – equilibrio nell’accesso a posizioni dirigenziali e percorsi di carriera.
- Equità retributiva – assenza di differenziali ingiustificati nelle retribuzioni.
- Tutela della genitorialità e work-life balance – politiche per conciliare tempi di vita e di lavoro, valorizzando sia maternità sia paternità.
Il raggiungimento di almeno il 60% del punteggio complessivo sui KPI consente di ottenere la certificazione, che viene poi rivalutata ogni due anni.
Il ruolo di Forlani Consulting
In questo percorso non sei sola/o.
Forlani Consulting accompagna le imprese passo dopo passo, con un approccio pratico e mirato:
- Check-up iniziale dei processi aziendali;
- Definizione di una strategia
- Predisposizione della documentazione necessaria;
- Formazione del personale;
- Affiancamento fino all’audit con l’ente certificatore per il riconoscimento della certificazione e per il relativo mantenimento.
La nostra esperienza in materia di bandi e incentivi ci consente inoltre di aiutare le imprese a intercettare i contributi disponibili per coprire parte delle spese di certificazione.